La via alla vita eterna
Nuove rivelazioni divine
La via alla vita eterna
4 / G.E.G./ 78-81
1. Gesù : Io però dico a Zorel (un discepolo di Gesù) con sua somma sorpresa e stupore: «Chi confessa pentito i propri peccati, e fa penitenza nella vera e viva umiltà del proprio cuore, costui Mi è più caro di 99 giusti che non hanno ancora mai avuto bisogno di penitenza. Avvicinati dunque, o amico contrito, perché in te c'è ora il vero senso di umiltà che Mi è più gradito dei sentimenti dei giusti che lo sono fin da principio, i quali esclamano nei loro cuori: “Osanna, o Dio nell'alto dei Cieli, perché noi non abbiamo mai profanato con consapevolezza il Tuo santissimo Nome con un peccato!”.Così esclamano essi, e ne hanno anche il diritto, ma a causa di ciò guardano il peccatore con occhio di giudice e fuggono la sua vicinanza come la peste!
2. Essi assomigliano a quei medici i quali, abbondando loro stessi di salute, evitano di andare dove un ammalato invoca il loro aiuto per timore di contrarre la malattia! Non è forse migliore e più degno di stima un medico che non teme alcuna malattia e che accorre al letto di qualunque ammalato lo chiami? E anche se talvolta il male si attacca anche a lui, non per ciò si arrabbia ma cura l'ammalato e se stesso. E così è bene!
3. Ora dunque avvicinati pure a Me, ed Io ti mostrerò quello che il Mio discepolo non poteva mostrarti, vale a dire la sola vera Via della Vita e dell'Amore, e della vera Sapienza in questo Amore!»
4. Atali Mie parole Zorel si fece coraggio, ed a passo lentissimo Mi venne vicino.
5. E quando Mi fu vicino Io gli dissi: «Amico, la Via che conduce alla vita dello spirito è angusta e piena di spine. Con altre parole ciò vuol dire: “Tutto quello che in questa vita ti può accadere di irritante, di amaro e di spiacevole da parte degli uomini, combattilo con tutta dolcezza e pazienza, ed a chi ti fa del male, non ricambiare il male ma fagli invece l'opposto, e così radunerai carboni ardenti sul suo capo”. A chi ti percuote, non rendergli le percosse; accetta piuttosto da lui ancora una percossa, affinché vi siano e rimangano pace e armonia fra voi, poiché soltanto nella pace prospera il cuore e si sviluppa lo spirito nell'anima.
6. A chiunque ti chieda un servizio o un'elemosina non negargliela, a meno che il favore richiesto non sia in contraddizione con i Comandamenti di Dio e con le leggi dello Stato, ciò che tu sarai bene in grado di valutare.
7. Se qualcuno ti chiede la tua veste, dagli anche il mantello in aggiunta, affinché egli riconosca che tu sei un discepolo della scuola di Dio. Se lo riconosce, egli ti restituirà il mantello, ma se lo prende, allora pensa che la sua conoscenza è ancora oltremodo debole; a te però non dispiaccia il dono del mantello, ma il fatto che un fratello non abbia ancora riconosciuto la vicinanza del Regno di Dio.
8. Se qualcuno ti prega di accompagnarlo per un'ora di cammino, va con lui due ore, affinché tale tua premura gli renda testimonianza da quale scuola debba provenire colui che ha raggiunto un simile grado di abnegazione. In questo modo perfino i sordi e i ciechi percepiranno i giusti segni che annunziano che il Regno di Dio è vicino.
9. Dalle vostre opere e dalle vostre azioni si riconoscerà che voi tutti siete Miei discepoli. Infatti, è più facile predicare bene che operare bene. Ma che giova la vuota parola se essa non acquista vita mediante le opere? A che ti servirebbero i più bei pensieri e le più belle idee se ti mancasse la facoltà di metterle in pratica? E così ugualmente non giovano a nulla le parole più belle e più vere se in primo luogo non c'è nemmeno in te stesso la volontà di metterle in opera. Soltanto l'azione ha un valore effettivo, ma i pensieri, le idee e le parole non hanno alcun valore quando non vengano messe in pratica in qualche modo. Perciò chiunque predica bene, deve anche operare bene egli stesso, altrimenti la sua predica non ha maggior valore di una noce vuota!».
Della povertà e dell’amore del prossimo
1. (Il Signore:) «Vi sono nel mondo moltissimi pericoli per l'anima. Da un lato hai la povertà: i concetti del ‘mio’ e del ‘tuo’ si indeboliscono tanto più quanto maggiormente l'uomo viene oppresso da essa. Fate dunque in modo che la povertà non divenga mai troppo grande fra gli uomini se volete camminare di passo sicuro sulla vostra via!
2. Ma chi è già povero, costui preghi i fratelli più agiati che gli diano ciò che gli è necessario; se egli si imbatte in cuori duri, si rivolga allora a Me e gli verrà dato aiuto! La povertà e il bisogno non scusano né il furto né la rapina, e tanto meno ancora l'assassinio di un derubato! Chi è povero sa ora a Chi rivolgersi.
3. La povertà è veramente un grande tormento per gli uomini, ma essa porta in sé il nobile germe dell'umiltà e della vera modestia, e rimarrà perciò sempre fra gli uomini; tuttavia è opportuno che essi non lascino diventare potenti i ricchi, altrimenti essi potrebbero venire molto danneggiati tanto qui, quanto un giorno nell'Aldilà.
4. Se avete fra voi dei poverelli, Io dico ora a voi tutti che non è necessario dare loro un aiuto tale da far sì che diventino ricchi essi pure, ma non dovete permettere che soffrano l'indigenza! Coloro che vedete e che conoscete, aiutateli secondo coscienza ed equità! Certo, ne resteranno ancora moltissimi altri su questa vasta Terra i quali sono poverissimi e soffrono una miseria indicibile. Voi però non li conoscete, e nemmeno udite le loro grida di dolore, perciò questi Io non li raccomando neppure alla vostra pietà, ma vi raccomando solo quelli che
voi conoscete e che eventualmente dovessero venire a voi.
5. Chi di voi sarà un amico dei poveri di tutto cuore, anch'Io gli sarò amico e vero fratello nel tempo e nell'eternità, ed egli non avrà bisogno di apprendere l'intima sapienza da un altro sapiente, ma sarò Io ad elargirgliela in tutta pienezza nel suo cuore. Chi amerà come se stesso il suo fratello povero che gli è vicino e non scaccerà da sé una povera sorella, qualunque sia la sua provenienza e la sua età, a costui verrò sempre Io Stesso e Mi rivelerò a lui con tutta fedeltà. Io Stesso lo dirò al suo spirito - che è l'amore -, e questo spirito riempirà tutta la sua anima e la sua bocca delle Mie parole. Quello che allora egli dirà o scriverà, sarà detto e scritto da Me per tutti i tempi dei tempi.
6. Ma l'anima di chi è duro di cuore sarà lasciata in balia di spiriti maligni, e questi la guasteranno e la renderanno simile all'anima di un animale, e come tale essa anche si manifesterà nell'Aldilà.
7. Donate volentieri e abbondantemente, poiché come voi date qui, in uguale misura vi verrà anche restituito un giorno! Chi è duro di cuore, il suo cuore non verrà penetrato dalla Mia Luce di Grazia, ed in esso dimoreranno le tenebre e la morte con tutti i loro orrori! 8. Ma un cuore mite e tenero verrà ben presto facilmente penetrato dalla Mia Luce di Grazia che è un'essenza quanto mai delicata e dolcissima, ed Io Stesso entrerò poi in tale cuore con tutta la pienezza del Mio Amore e della Mia Sapienza.
9. Questo voi lo potete ben credere! Infatti, queste parole, che ora vi dico, sono Vita, Luce, Verità e Azione compiuta, di cui ognuno che voglia conformarvisi potrà sperimentare la realtà».
Della brama della carne
1. (Il Signore:) «Con ciò abbiamo ora esaurito questo argomento della povertà e abbiamo anche visto le conseguenze avverse che potrebbero derivare qualora essa prendesse il sopravvento; abbiamo però anche rilevato quali ne siano i rimedi, e quali vantaggi potrebbe trarre l'umanità dal mettere in pratica questi insegnamenti che ho dato a voi tutti a vantaggio di ognuno. Così dunque noi avremmo illustrato a sufficienza questo tormento e dispiacere, e possiamo passare ora ad un altro campo che in effetti ha pochissima somiglianza col primo, ma che comunque sta in relazione strettissima con esso. E questo secondo campo si chiama “brama carnale”.
2. In questo consiste in effetti, più o meno per tutta l'umanità, il male principale. Dalla brama carnale scaturiscono quasi tutte le malattie del corpo, e sicuramente poi, senza eccezione, tutti i mali dell'anima.
3. Di tutti i peccati è proprio questo quello a cui l’uomo rinuncia con maggior fatica. Gli altri peccati, infatti, hanno esclusivamente delle motivazioni esterne, questo invece ha la motivazione in se stesso e nella carne peccaminosa. Perciò dovete distogliere gli occhi dai seducenti pericoli della carne, fino a quando non siete diventati padroni della vostra carne!
4. Preservate i fanciulli dalla prima caduta e conservate la loro pudicizia; quando saranno adulti non avranno gravi difficoltà nel domare la loro carne, e non cadranno tanto facilmente, ma basta anche una sola negligenza perché il maligno spirito della carne ne prenda possesso! Ora nessun demonio è tanto difficile da scacciare dall'uomo quanto appunto quello della carne; sono necessari molto digiuno e molta preghiera perché l'uomo ne venga liberato!
5. Guardatevi perciò dallo scandalizzare i piccoli, oppure di eccitarli e accenderli carnalmente esagerando nella pulizia(4) o con un abbigliamento seducente! Guai a colui che in tal modo pecca verso la natura dei piccoli! In verità, gli andrebbe meglio se non fosse mai nato!
6. Io Stesso punirò il profanatore della sacra natura innocente della giovinezza con tutta la potenza della Mia Collera! Infatti, quando la carne è divenuta fragile, allora l'anima non ha più alcuna solida base, e non può più procedere bene sulla via del perfezionamento.
7. Voi non potete immaginare quanto lavoro deve fare un'anima debole per risanare una carne corrotta e per renderla di nuovo perfettamente senza macchia! Quali angosce deve spesso soffrire l'anima, quando vede la corruzione e la debolezza della sua carne, che è la sua dimora terrena! Ma chi ne ha colpa? La colpa è dovuta alla cattiva sorveglianza dei fanciulli ed ai molti scandali di ogni genere di cui essi sono resi spettatori!
8. Particolarmente nella città la corruzione dei costumi è sempre maggiore che nelle campagne; perciò, quali Miei discepoli, fate notare questo un giorno agli uomini, e mostrate loro le moltissime cattive conseguenze che derivano da rapporti carnali eccessivamente anticipati; molti allora si convertiranno, le anime cresceranno sane e forti ed il risveglio dello spirito in esse sarà più facile di quanto purtroppo lo sia attualmente in numerosissimi casi!
9. Osservate quanti ciechi, sordi, storpi e paralitici vi sono; guardate quanti fanciulli e adulti sono infermi e affetti da ogni tipo di malattie corporali! Sono tutte conseguenze dei precoci usi e rapporti carnali.
10. L'uomo non deve unirsi carnalmente ad una ragazza prima del suo ventiquattresimo anno di età; voi sapete benissimo come e cosa sia anzitutto da intendersi con ciò; e la giovane deve avere almeno compiuto il suo diciassettesimo anno, se non proprio il diciottesimo. Se ha un’età inferiore, si tratta di un caso di precocità e quindi non deve conoscere uomo! Infatti, di tali giovinette precocemente mature se ne trova qualcuna ogni tanto, ma se lei si unisce troppo presto ad un uomo libidinoso, allora si corrompe già nella carne e diventa un'anima debole e facilmente accessibile alle passioni.
11. È già difficile guarire la carne corrotta di un uomo, ma molto più difficile ancora quella di una ragazza che si è corrotta prima del tempo. Infatti, in primo luogo non potrà mettere al mondo figli perfettamente sani, ed in secondo luogo aumenterà in lei di giorno in giorno il desiderio del congiungimento carnale, e finirà col diventare addirittura una prostituta, ciò che costituisce la più bassa vergogna del genere umano, non tanto per la donna stessa, quanto piuttosto per coloro a causa dei quali lei si è ridotta in tale condizione, dato che non hanno rispettato la sua giovane età.
12. Guai però a colui che approfitta della povertà di una giovane per toglierle la verginità! In verità anche per lui sarebbe meglio non essere mai nato! E chi si congiunge carnalmente con una prostituta anziché tentare di istoglierla con mezzi adatti dalla via rovinosa e di aiutarla ad incamminarsi per il retto sentiero, costui dovrà un giorno sottostare al Mio cospetto ad un molteplice rigoroso giudizio, poiché chi percuote un sano non pecca tanto gravemente come chi percuote uno storpio.
13. Chi si è unito carnalmente ad una vergine perfettamente matura e sana, costui ha effettivamente peccato; siccome però il male causato con tale atto non ha conseguenze particolarmente dannose, specialmente se entrambi sono perfettamente sani, allora in questo caso c'è un giudizio più lieve. Chi invece commette un simile atto solo per pura e ormai vecchia libidine, per quanto matura sia la vergine, e lo fa come se lo facesse con una prostituta, cioè senza generare un frutto vivente in grembo alla vergine, costui verrà sottoposto ad un duplice giudizio. Se egli poi compie questo atto con una prostituta, allora il giudizio sarà dieci volte maggiore!
14. Infatti, una prostituta è una vergine del tutto rovinata e spezzata nella sua carne e nella sua anima. Chi, con cuore onesto e a Me fedele, la aiuta a tirarsi fuori dalla sua miserabilissima condizione, costui un giorno sarà grande nel Moi Regno. Chi usa carnalmente una prostituta pagandola con vile denaro e la rende ancora peggiore di quanto era prima, costui sarà pagato un giorno con la stessa paga con cui è pagato ogni malvagio assassino nel fango che è preparato a tutti i diavoli e ai loro servitori.
15. Guai al paese, guai alla città dove è esercitata la prostituzione, e guai alla Terra quando questo grande male crescerà eccessivamente sul suo suolo! In tali Paesi e città Io metterò a dominare dei tiranni, e questi imporranno agli uomini dei pesi esorbitanti affinché ogni carne venga affamata e distolta dall'azione più infame che l'uomo possa mai commettere contro il suo povero simile!
16. Ma una prostituta dovrà perdere ogni onore e ogni stima perfino presso coloro che l'avranno usata per vile denaro, ed in seguito la sua carne dovrà anche essere affetta da ogni tipo di malattie contagiose inguaribili o per lo meno difficilmente guaribili. Ma se qualcuna si correggerà veramente, allora dovrà essere ritenuta di nuovo in Grazia presso di Me!
17. Chi poi nel furore della sua libidine ricorre ad altri mezzi di soddisfacimento che non siano gli organi da Me stabiliti nel grembo della donna, costui difficilmente vedrà il Mio Volto. Mosè ha bensì sancito per questo misfatto la pena della lapidazione, che Io non abolisco del tutto, perché essa è una punizione severa per simili misfatti e per simili malfattori già diventati completamente preda del demonio. Però Io vi do ora il paterno consiglio di allontanare tali peccatori dalla comunità, esiliandoli anzitutto in qualche luogo dove debbano rimanere abbandonati ad una grande miseria e di accettarli nuovamente soltanto quando si riavvicineranno quasi nudi ai confini della patria, di accoglierli poi in un istituto di cura per le anime e di non rimetterli in libertà prima che non si siano migliorati completamente. Soltanto dopo aver dato ripetute prove del loro completo ravvedimento, durante un periodo abbastanza lungo di tempo, essi possono fare ritorno nella comunità, ma se si dovesse ancora scorgere in loro qualche minimissima traccia di tentazione sensuale, rimangano allora piuttosto sotto vigilanza per tutto il corso della loro vita, ciò che è cosa molto migliore e salutare del lasciare che gli uomini incorrotti di una comunità vengano appestati per causa loro.
18. Tu pure, Zorel, non eri del tutto puro a tale riguardo, poiché già da ragazzo eri affetto da ogni genere di disonestà e fosti di scandaloso esempio ai tuoi coetanei. Tuttavia ciò non può esserti ascritto a peccato, poiché tu non fruisti di una di quelle educazioni grazie alla quale saresti potuto pervenire a qualche pura verità capace di dimostrarti quello che è perfettamente giusto secondo l’Ordine di Dio. Tu hai cominciato ad avere sentore di qualcosa di meglio soltanto quando, presso un avvocato, imparasti a conoscere i diritti civili dei cittadini di Roma. Da quell'epoca in poi tu cessasti veramente di essere un uomo-animale, ma al posto di questo tu divenisti uno che primeggiava nello sfruttare le leggi a proprio tornaconto ed ingannasti il tuo prossimo, dove e quando mai ti fu possibile. Tutte queste però sono cose passate, ed ora, secondo il tuo presente riconoscimento, stai dinanzi a Me come un uomo migliore!
19. Ma malgrado tutto ciò Io osservo tuttavia che in te vi è ancora molta brama carnale; questo fatto Io te lo faccio notare particolarmente, e ti consiglio di stare molto in guardia, poiché quando ti troverai in condizioni di vita un po’
migliori, la tua carne, che è molto lontana dall’essere guarita ed è ancora molto debole, inizierà ad eccitarsi nella sua fragilità ed è possibile che ti costi poi una grande fatica calmarla e, infine, sanarla perfettamente dal suo vecchio male. Guardati quindi da ogni eccesso, poiché è nell'intemperanza e nella smodatezza che si nasconde il seme della brama carnale! Sii moderato in ogni cosa e nonlasciarti mai trascinare dagli eccessi del mangiare e del bere, altrimenti ti riuscirà difficile domare la tua carne!
20. E così ora abbiamo passato brevemente in rassegna anche il campo della carne entro i limiti a te necessari. Adesso passeremo a considerare un altro campo che può venire anch’esso designato come molto importante per te!»
Del donare gradito a Dio
1. (Il Signore:) «Questo consiste nel chiaro concetto del “mio” e del “tuo”. Mosè dice: “Non rubare!” ed inoltre: “Tu non devi desiderare nulla di tutto ciò che è del tuo prossimo, all'infuori di quanto corrisponde a perfetta giustizia!”.
2. Tu puoi bensì comprare onestamente qualcosa dal tuo prossimo e possederla giustamente ed onoratamente dinanzi a tutti gli uomini, ma il togliere a qualcuno qualcosa di soppiatto contro il suo volere, è peccato contro l'Ordine dato da Dio agli uomini mediante Mosè, perché una tale azione sta in apertissima opposizione ad ogni principio di amore del prossimo. Infatti, quello che un altro fa di sgradevole perché non giusto nei tuoi confronti, non farlo neppure tu al tuo prossimo!
3. Il furto trae le sue origini principalmente dall'egoismo, poiché da questo deriva la pigrizia, l'inclinazione al vivere bene e all'ozio. Da tutto ciò scaturisce una certa mancanza di coraggio la quale si circonda di un timore misto ad orgoglio, in seguito a ciò l'uomo non si adatta più a chiedere per avere perché lo trova increscioso, ma preferisce piuttosto ricorrere al rubare di nascosto. Nel furto si cela perciò una moltitudine di vizi, fra i quali l'egoismo troppo sviluppato è la causa manifesta di tutti gli altri. Il vivo amore del prossimo è il migliore mezzo per combattere in ogni tempo questa infermità dell'anima.
4. Tu ora, com'è facilmente spiegabile, pensi nel tuo cervello: “Sarebbe facile praticare l'amore del prossimo se si avessero sempre i mezzi necessari a ciò, ma fra cento persone ve ne sono di solito appena dieci che si trovano in condizioni tali da poter mettere in pratica questa sublime virtù, mentre i novanta rimanenti sono per lo più quelli a favore dei quali questa virtù dovrebbe venire esercitata da parte dei dieci facoltosi”. Se dunque al vizio di rubare si può rimediare soltanto con l'esercizio dell'amore del prossimo, allora ai novanta poveri sarà ben difficile potersene premunire, perché a loro mancano i mezzi per poter mettere efficacemente in pratica tale virtù!
5. Secondo il tuo intelletto, il tuo pensiero è certamente logico, e con l'intelletto del mondo nessuno ti può obiettare qualcosa, ma nell'intendimento del cuore tu leggi un linguaggio diverso, e questo così si esprime: “Non soltanto col dono vengono praticate le opere dell'amore del prossimo, ma soprattutto con ogni genere di buone azioni e di servizi onesti e leali”; in questi casi non deve naturalmente fare difetto la buona volontà.
6. La buona volontà è l'anima e la vita di un'opera buona, e senza di essa anche l'opera in sé e per se stessa migliore non avrebbe affatto valore dinanzi al tribunale di Dio. Se, non disponendo assolutamente di mezzi, tu hai la viva buona volontà di aiutare in un modo o nell'altro il tuo prossimo quando ti accorgi che ha questo o quel bisogno, e ti addolori in cuor tuo se ciò non ti riesce, allora la tua buona volontà ha presso Dio ben maggior valore dell'opera stessa di un altro che è stato indotto a compierla attraverso chissà quali mezzi.
7. E se un ricco ha portato soccorso ad una comunità del tutto impoverita, affinché quest'ultima, non appena riacquistata una certa floridezza, gli dia le decime promessegli e gli si dimostri in certo qual modo sottomessa, allora tutta la sua opera buona non ha dinanzi a Dio assolutamente alcun valore, poiché egli si è già procacciato da sé la sua ricompensa. Quello che egli ha fatto, l'avrebbe fatto per avidità di lucro anche qualsiasi altro avaro che pratica l’usura.
8. Da questo ti rendi conto del fatto che dinanzi a Dio ed a vantaggio della propria vita interiore, chiunque, o ricco o povero, può esercitare l'amore del prossimo. Tutto dipende soltanto da una buona volontà veramente viva, in virtù della quale ciascuno fa volentieri e con tutta abnegazione quanto sta nelle sue forze.
9. Certamente anche la sola buona volontà non avrebbe nessun valore nel caso in cui - essendo tu in possesso di un certo patrimonio e non facendoti appunto difetto nemmeno la buona volontà - volessi comunque fare certe riserve ed avere certi riguardi sia alla tua stessa persona sia ai tuoi figli o congiunti oppure anche a qualche altra persona o cosa, e tu dessi a chi ti sta dinanzi, sofferente e bisognoso, soltanto poca cosa o addirittura nulla del tutto, perché - non si può mai sapere - il supplicante potrebbe essere un ozioso briccone indegno del soccorso richiesto, e con ciò non faresti altro che favorire un vagabondo nella sua pigrizia, privando invece del soccorso una persona più degna. Ma se poi anche si presentasse il più degno, lo stesso scrupolo risorgerebbe, poiché non si può mai stabilire con tutta sicurezza, neanche riguardo a questo secondo, se egli sia veramente una persona del tutto degna!
10. Così, amico Mio, colui che nel ben operare, pur possedendo la migliore buona volontà, pondera come ho detto prima se debba o meno fare qualcosa in misura abbondante, la sua buona volontà è ben lontana dall'essere e dall'avere la vera vita, e per tale motivo tanto la sua buona volontà quanto le sue buone opere non hanno un particolare valore dinanzi a Dio. Dove c'è il patrimonio, devono essere pronte la buona volontà e le buone opere, altrimenti l'una toglie alle altre il valore e la forza vitale innanzi a Dio.
11. Però quello che tu fai o che tu doni, fallo e donalo di cuore molto lieto, perché donare e agire di cuore lieto hanno un doppio valore dinanzi a Dio, e chi fa e dona in tale modo è anche doppiamente più vicino alla perfezione spirituale!
12. Infatti, il cuore di chi dona con gioia è simile ad un frutto che matura presto e facilmente, avendo in sé quella pienezza di vero calore che è di somma necessità per la maturazione di un frutto, poiché nel calore regna il corrispondente elemento della vita, cioè l'amore.
13. E così la gioia e l'amorevolezza del donatore, e in generale di chi opera il bene, costituiscono appunto quella pienezza - che non si raccomanda mai abbastanza - del vero calore vitale spirituale interno, in virtù del quale l'anima diventa con rapidità più che doppiamente matura al pieno accoglimento dello spirito in tutto il suo essere, e tale deve anche diventare perché questo calore è appunto un trapasso dell'eterno spirito nella sua anima, la quale, grazie a questo trapasso, viene resa sempre più somigliante a lui.
14. Invece un donatore e benefattore - per quanto del resto zelante - è tanto più lontano dalla meta del vero perfezionamento spirituale interiore della vita, quanto più brusco e scortese egli è nel dare e nell'operare, perché il procedere scortese e brusco nell’elargire ha ancora qualcosa di terreno e di materiale in sé, ed è per conseguenza molto più lontano dal puro elemento celestiale che non il procedere lieto e affabile.
15. Così pure non conviene che tu accompagni i tuoi doni e le tue opere buone con ammonizioni severe e spesso amare, poiché queste generano di frequente una grande afflizione nel fratello povero, e nel suo cuore inizia a sorgere un grande desiderio di non aver mai più bisogno di accettare un soccorso dal benefattore che lo ammonisce sempre con uno sguardo severo! D'altro canto tali inopportune ammonizioni suscitano non di rado un certo orgoglio nel benefattore, mentre il beneficiato si sente un po’ troppo avvilito da quest’ultimo; soltanto allora egli ha la percezione della propria miseria di fronte all'agiatezza del benefattore, ed è questo il caso in cui il ricevere riesce molto più penoso del donare.
16. Chi ha dei beni e una buona volontà, costui dona facilmente; ma il bisognoso che riceve si intimorisce già dinanzi al più affabile degli elargitori quando, costretto dalla miseria, si vede nella necessità di dover essere di peso al benefattore, per quanto amorevole egli possa essere. Però, quanto più rattristato egli deve sentirsi nel cuore se l’elargitore gli viene incontro con uno sguardo severo e se, prima ancora di dargli un aiuto, lo gratifica di parecchi saggi insegnamenti che poi finiscono col diventare in avvenire per il beneficato dei dolorosi impedimenti
a comparire, in caso di necessità, ancora una volta dinanzi alla porta di quel dispensatore di ammonizioni, perché egli deve aspettarsi, ad una sua seconda visita, un altro sermone ancora più saggio, più lungo e quindi anche più penetrante, il quale secondo il suo criterio non può significare altro che “non venirmi mai più fra i piedi”, mentre il benefattore non aveva forse nemmeno lontanamente pensato di dare un tale senso alle sue parole.
17. Appunto perciò un donatore lieto e amorevole gode di una così grande preferenza rispetto al burbero dispensatore di sermoni, perché costui consola il cuore del beneficiato, lo innalza e lo dispone ad un sentimento di gratitudine. Inoltre egli ne riempie l'anima di una dolcissima e salutare fiducia verso Dio e verso gli uomini, ed il suo giogo, altrimenti tanto pesante, si muta per lui in un leggero fardello che egli poi sopporta con maggior pazienza e rassegnazione di prima.
18. Un lieto e amorevole donatore è, per un fratello povero e indigente, precisamente quello che per il marinaio in pericolo su di un mare in tempesta è un porto che promette sicurezza e gioia. Invece un benefattore burbero e scontento è simile, nel momento del bisogno, soltanto ad un'insenatura di mare meno esposta agli uragani, che protegge bensì il navigante da un totale naufragio, ma che lo mantiene nello stesso tempo sempre in una specie di angosciosa tensione per il timore che, come succede ogni tanto, una marea sizigia, sinistra e fatale, possa visitare l'insenatura dopo l'uragano e arrecargli poi un danno maggiore che non prima l'uragano stesso in alto mare!
19. Ed ora tu sai anche perfettamente, secondo la misura della Volontà divina, come deve essere costituita la vera e spirituale perfezione di un amore del prossimo di facile e pronta messa in pratica; fa così, e allora raggiungerai facilmente e al più presto l'unica vera meta della vita».