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Funzioni ed onori

Nuove rivelazioni divine

6 / G.E.G. / 142, 144

Funzioni ed onori

(Luca 17, 10)

In questa rivelazione il Signore dà un insegnamento che nella Bibbia è riportato in maniera molto  abbreviato. Dieci nuovi discepoli di origine pagana esprimono il desiderio a Gesù di essere ripieni di sapienza e forza  per portare la Dottrina della Luce, dell’amore e dello Spirito della Vita  alle popolazioni ancora rozze e selvagge.

Gesù risponde : .... tutto ciò l'otterrete mediante la fedele osservanza della Mia Dottrina. E se all'occasione sentirete la necessità di una forza superiore che testimoni la verità della vostra sapienza attinta in Me, basterà che voi Me ne preghiate nei vostri cuori e vi sarà dato immediatamente quello per cui vi sarete rivolti a Me in preghiera!

8. Ma quando Io Stesso, da qui a non molto, avrò abbandonato personalmente questa Terra, allora Io effonderò il Santo Spirito di ogni verità su tutti i Miei fedeli discepoli e fratelli. Questo poi li guiderà, condurrà e innalzerà ad ogni verità, sapienza, potenza e forza, ed unificherà le vostre anime con lo spirito ultraterreno dell’Amore proveniente da Dio, e così attuerà la rinascita dello spirito in voi, senza la quale non vi può essere vera e libera, eterna vita in voi, ma solamente una vita vincolata e giudicata, la quale, a paragone della vita vera e liberissima dello spirito, è una vera morte!

9. Infatti se l'uomo non vive liberamente grazie alle sue forze, ma unicamente come una macchina tramite l'Onnipotenza della Volontà divina, egli in sé e per sé è come morto, né viene a trovarsi affatto in condizioni migliori di una pietra, di unapianta e di un qualsiasi animale privo di ragione. Invece chi vive ed opera scrupolosamente secondo la Mia Dottrina, costui può attendersi con assoluta certezza quello che Io - non soltanto adesso qui ma dappertutto e molto spesso - ho già  annunciato e promesso. Che poi egli si trovi fisicamente vicino a Me o che si trovi lontano, questo è del tutto indifferente; al contrario, Dio guarderà con maggiore compiacimento ancora colui il  quale procederà con tutta fedeltà in Mia compagnia semplicemente in spirito senza bisogno della Mia personale Presenza!

10. Cornelio e Cirenio Mi conoscono molto bene fino dal tempo della Mia nascita. Avrete buona accoglienza da parte loro, e potete essere sicuri del loro aiuto in qualsiasi evenienza».

11. Di ciò i dieci si dichiararono soddisfatti e accettarono l’offerta del comandante. Soltanto espressero il desiderio di poter restare presso di Me finché Io Mi fossi trattenuto a Cafarnao.

12. Ed Io dissi loro: «Non c’è nulla che ostacoli tale vostro desiderio, quantunque ciò non possa venirvi computato in qualche modo come un merito speciale,  poiché un vero merito al Mio cospetto ce l’ha solamente colui che nel Mio Nome compie le opere dell'amore conformemente alla Mia Dottrina. A Me infatti non è possibile che voi facciate qualcosa di bene, considerato che Io non ho bisogno dei servizi di nessun uomo, e quand'anche qualcuno possa farMi qualcosa di

bene, Io dal canto Mio posso rendergliene mille volte di più, né qualcuno può darMi una cosa che egli non l’abbia già prima ricevuta da Me.

13. Ma chi, per amor Mio, fa del bene al proprio prossimo nel Mio Nome, costui ha al Mio cospetto il merito genuino di un lavoratore dei Miei campi, e non mancherà di averne adeguato compenso. Infatti quello che voi farete a vantaggio dei poveri nel Mio Nome, Io lo considererò sempre come se l’aveste fatto a Me Stesso. Quindi, anche se ve ne andrete da qui oggi o domani, non vi troverete più lontani da Me, né più vicini a Me di quanto lo siate adesso; quando però nel Mio Nome renderete del bene agli uomini di questa Terra, voi vi troverete in spirito molto più vicini a Me che non ora.

14. La Mia carne non è affatto il Mio Io, ma unicamente il Mio Spirito è il Mio Io verissimo; ebbene, con il Mio Spirito Io sono presente dappertutto, e con Esso opero ininterrottamente in tutta l’intera infinità.

15. Ciò che vuole soltanto la Mia carne, non avviene mai, ma unicamente in eterno avviene ciò che vuole il Mio Spirito. Ovunque possiate trovarvi, anch'Io Mi trovo in mezzo a voi, e quando operate nel Mio Nome, sono Io ad operare con voi ed in voi, e quando parlate nel Mio Nome, sono Io che creo i pensieri nei vostri cuori e che pongo le parole sulle vostre lingue.

16. Per conseguenza se restate operosi secondo la Mia Dottrina, è impossibile che vi allontaniate da Me; invece vi allontanereste da Me soltanto nel caso in cui abbandonaste la Mia Parola e diveniste, come molti altri, unicamente servitori del mondo. Sennonché questo voi non lo farete mai, e quindi potete abbandonare quando volete la Mia Personalità visibile senza il benché minimo danno per le vostre anime!».

17. Tale Mia dichiarazione soddisfece completamente i dieci fratelli, ed essi si dissero pronti a seguire subito il comandante.

18. Il comandante dal canto suo fu sommamente lieto di aver ottenuto per Roma degli uomini di quella specie, i quali sarebbero piaciuti all'imperatore come guerrieri, mentre come fedeli seguaci della Mia Dottrina sarebbero stati molto bene in grado di diffonderla in vari modi anche fra i pagani. Il comandante si profuse ancora in ringraziamenti particolarmente per questa causa e Mi promise che anzitutto avrebbe usato la sua influenza a favore del gigante (divenuto discepolo di Gesù), affinché questo venisse fatto presentare a Roma all'imperatore assieme ai suoi fratelli già con il grado di comandante.

Tutto è grazia; solo la buona volontà è merito.

Della consapevolezza del proprio non valore.

(Luca 17,10)

1. Io poi proseguii e dissi: «Quello che è del mondo, non ha nessuna importanza per Me, perché tutto ciò concerne soltanto l'intelletto mondano dell'uomo. Gli uomini divengano pure nei riguardi del mondo quello che anche onestamente possono diventare, ma non per questo essi otterranno considerazione al Mio cospetto, ma otterranno considerazione unicamente in base a quanto essi avranno operato conformemente alla Mia Dottrina, e quindi conformemente alla Volontà di Dio.

2. La considerazione esteriore della persona non ha il benché minimo valore dinanzi a Me, valore ce l’ha invece la considerazione derivante dal cuore illuminato dalla Parola di Dio, che è invece colmo di vita tramite l'amore per Dio e l’amore per il prossimo. Ma se qualcuno riveste un alto incarico nel mondo, egli è pure posto in grado di fare tanto più del bene, e se lo fa, anche il suo incarico ha al Mio cospetto un merito ed un valore, mentre invece non ce l’ha l’incarico in sé e per sé.

3. L’imperatore e il mendicante sono del tutto uguali al Mio cospetto e non hanno nessuna considerazione dinanzi a Me per il fatto di essere quello che sono; invece valore dinanzi a Me ce l’ha solamente come essi lo sono nel Mio Nome, perché dinanzi a Me la considerazione del mondo non ha in sé e per sé nessunissimo valore. Quanto ho detto sia per voi tutti un tesoro molto grande e prezioso!

4. Sventurato è colui che si stima superiore al suo prossimo perché copre egli stesso un alto incarico del mondo. L’incarico certo deve godere il dovuto rispetto, e chi ne è investito pure, ma solo nella misura in cui rappresenta l’incarico; il detentore dell’incarico non ascriva dunque nessun merito a se stesso, perché egli non è che il servitore dell’incarico e non l’incarico stesso!

5. Queste cose Io ve le dico soltanto affinché nessuno diventi presuntuoso a causa di una qualche carica del mondo, perché chi fa così, non è più nel Mio Amore, e la sua carica non gli serve più per la sua vita, ma bensì per la sua rovina!»

6. Ed i Miei vecchi discepoli osservarono: «Ma, Signore, se le cose stanno così, allora non è bene assumere un incarico! A noi pure è stato affidato un incarico da parte Tua; ma in verità noi non avremo nessuna colpa se un giorno la gente ci onorerà a causa di tale incarico e se ci considererà in qualche modo meglio di quanto ci consideri ora!»

7. Dissi Io: «In nessun luogo Io vi ho mai dato un comandamento nel senso che a causa di ciò la gente non debba onorarvi, ma se a causa di ciò dovesse sorgere in voi l'idea di essere qualcosa di più di coloro che vi rendono onore, in questo caso avreste già ottenuto la vostra ricompensa, e il vostro lavoro apparirebbe assolutamente nullo dinanzi a Me, e quindi anche del tutto privo di merito.

8. Invece se voi, quali Miei lavoratori, volete apparire degni di merito e di considerazione dinanzi a Me, allora, quando avrete compiuto tutto coscienziosamente nel Mio Nome, è bene che diciate nei vostri cuori: “O Signore! Noi siamo stati dei servitori pigri ed inutili al Tuo cospetto!”. Se poi sentirete in maniera vivente in voi la verità di tale confessione e sarete convinti di essere stati semplicemente dei servitori volontari del Mio Spirito, che è l’unico a operare, allora Io avrò considerazione del vostro lavoro come se avessi operato Io Stesso, e vi darò la giusta ricompensa per il lavoro svolto».

9. E alcuni fra i discepoli dissero: «O Signore! Ma se le cose stanno così, Tu puoi fare assolutamente a meno di noi, perché Tu hai ad ogni modo il potere di fare Tu Stesso tutto senza bisogno del nostro aiuto! Se noi non possiamo fare niente da soli, e dobbiamo avere sempre in mente che tutto quello che facciamo nel Tuo Nome - con sacrificio perfino della nostra vita - sei Tu solo a farlo, e per conseguenza non siamo che dei ciechi strumenti in mano Tua, risulta evidentemente impossibile il fatto che possiamo vantare dei meriti dinanzi a Te e pretendere delle

ricompense! Quale merito può avere il telaio morto di fronte al tessitore il quale lo ha semplicemente adoperato per tesservi la sua tela con maggiore comodità?»

10. Dissi Io: «Il telaio non ha una propria libera volontà; voi invece una tale volontà l'avete e potete liberamente fare quello che volete. Dunque, se voi vi assoggettate liberamente alla Mia Volontà riconosciuta, e agite in conformità alla stessa, che è la sola buona, allora non voi stessi, ma la Mia Volontà agisce in voi! Come dunque potrebbe l'agire venire reputato un vostro merito? Vedete, in ciò non avete alcun merito, ma ne avete invece nel fatto che voi avete assoggettato

il vostro malvagio volere mondano al Dio che è l'unico Buono, diventando così una cosa sola con Me, tramite l'aiuto della vostra fede.

11. In verità vi dico: “Senza di Me voi non potete fare nulla di meritorio per la vita eterna!”. Se voi riconoscete ciò nei vostri cuori, soltanto allora siete Miei veri discepoli, anzi di più ancora, perché così siete Miei veri fratelli nello Spirito di Dio!»

12. E qualcuno fra i discepoli replicò: «Tutto questo è certo molto bello e detto con molta saggezza; tuttavia non possiamo non confessare apertamente che tutto ciò è pure alquanto duro e non suona in maniera troppo intelligibile, perché rispetto alla reale libertà del proprio volere la cosa non si presenta eccessivamente favorevole! Se qualcuno ha fatto qualcosa di buono, la cosa non concerne affatto il volonteroso operatore del bene; egli non deve attendersi alcuna ricompensa per l'azione compiuta, ma unicamente per il fatto che egli si è volontariamente prestato a fungere da strumento nelle mani della riconosciuta Volontà divina! Questo è ben strano! L'uomo dunque è e resta niente altro che uno strumento dell'Onnipotenza divina, ed in sé e per sé non costituisce in eterno che un nulla assoluto! In verità, data una simile dottrina, si potrebbe arrivare al punto di vedere vacillare nella fede anche noi, che pure abbiamo visto e udito tante cose da Te!»

 13. A questo punto intervenne il gigante, il quale disse: «Miei cari amici, io, che sono uno fra i più recenti discepoli di questo Maestro ed Uomo divino, non condivido il vostro parere! Che cosa succede ad esempio di un fanciulletto, nel quale, come di frequente avviene, già comincia a manifestarsi una perversa volontà? Non deve egli obbedire alla saggia volontà dei propri genitori, ed infine adoperare la propria volontà esclusivamente a fare soltanto quello che vogliono i genitori? Ma quando con il tempo è giunto sempre più ad orientarsi secondo la volontà dei genitori, egli pure diventa saggio, conosce bene ciò che è giusto e buono, e aborre di proprio volere ciò che è malvagio, falso ed ingiusto! Solo così egli perviene alla vera coscienza di se stesso e alla vera indipendenza raggiunta usando la ragione. Ma avrebbe il fanciulletto potuto mai

pervenire a tanto se non avesse fatto propria la volontà dei suoi saggi genitori?

14. E appunto così anche noi, esseri umani, possiamo pervenire alla vera coscienza di noi stessi e alla reale indipendenza della vita, quando abbiamo fatto del tutto nostra, mediante la volonterosa obbedienza, la Volontà divina che ci viene rivelata, perché nella Volontà divina deve evidentemente dominare pure la suprema Libertà, dato che Dio Stesso è l'Essere più saggio e per conseguenza anche più libero. E se noi vogliamo aspirare in qualche modo alla libertà della vita, l'unico modo di pervenirvi è quello di unificarsi interamente nel pensiero, nel sentimento e nella volontà con Lui, ed infine anche nell'operare pienamente in conformità. Ho ragione o no?»

15. Risposero i discepoli: «Sì, sotto questo punto di vista hai certo ragione e noi non possiamo che rendertene lode!

La dipendenza dell’agire umano dalla Grazia di Dio

1. Io allora in tono pacato, ma serio, dissi: «Non è veramente troppo lodevole da parte vostra arrabbiarvi in tal modo a questo proposito! All'infuori di Dio, c'è forse una qualche vita, una forza o una potenza? Certo che no, eppure Dio vuole rendervi viventi per l'eternità nella maniera più libera e indipendente possibile, e vi sta mostrando la via sulla quale dovete incamminarvi per far vostra una vita simile a quella divina liberissima e del tutto indipendente; perché dunque vi arrabbiate a causa di questo amore che Dio vi dimostra?

2. La vita individuale intermedia naturale è forse qualcosa di differente da un semplice braccio mediante il quale vi è possibile attrarre a voi la vera Vita divina? Ma se è così, essa in sé e di per sé non ha evidentemente nessun altro valore all'infuori di quello che gliene deriva per essere stata destinata a ciò da Dio.

3. Ora se voi, uomini che vivete ancora semplicemente di una vita naturale, agite così, e così agendo cercate il vostro proprio onore rendendo buona testimonianza di voi stessi, allora siete simili al fariseo che si giustificava da solo al cospetto di Dio nel Tempio, perché anche voi dite: “O Signore, io Ti ringrazio che non sono proprio come molti altri, poiché ho sempre osservato la legge dalla prima all'ultima lettera, ed ho sempre adempiuto esattamente quanto è stato prescritto da Mosè e dai profeti!”. Io questa parabola ve l'ho già detta una volta,  però l’avete dimenticata! Se la ricordaste, sapreste anche che non il fariseo, masoltanto il pubblicano, che si era molto umiliato dinanzi a Dio, uscì giustificato fuori dal Tempio.

4. Quando voi dite: “Noi abbiamo fatto questo e quell'altro di buono!”, in primo luogo mentite a voi stessi, poi a Dio e così pure al vostro prossimo, perché nessun uomo è capace di fare qualcosa di buono per virtù sua propria e ciò per la ragione che, in primo luogo, già la sua vita naturale non è altro che un dono di Dio e, in secondo luogo, un altro dono è la Dottrina, secondo la quale egli è chiamato a vivere e ad operare. Se l'uomo non vede e non comprende neppure ciò, allora egli in sé e per sé non rappresenta che un nulla, ed egli è ben lontano dall’essere indipendente, considerato che non fa nessuna distinzione fra il proprio agire e l'Agire di Dio in lui e per mezzo di lui. Egli percepisce e ritiene entrambe le cose come un unico e identico agire; l'uomo però penetra entro la cerchia dell'indipendenza della vita solo quando egli si accorge che il suo proprio agire nella vita è perfettamente vano e nullo e che unicamente l'Agire divino in lui è buono.

5. Quando l'uomo si accorge di ciò, egli farà certamente ogni sforzo per congiungere il proprio operare a quello divino che ha ben riconosciuto ed egli farà certamente ogni sforzo per unirsi gradatamente in maniera perfetta alla Forza vitale di Dio in lui, unione tramite la quale l'uomo poi perviene alla vera indipendenza della vita, perché solo allora egli sa e vede chiaramente che l'Agire divino, che prima gli era estraneo, sia ormai diventato l'agire suo proprio per effetto dell'umiltà dinanzi a Dio e grazie al vero amore per Lui! E qui sta propriamente il motivo per cui Io prima vi dissi: “E quando avete fatto anche tutto ciò che era possibile, tuttavia dite e ammettete: ‘O Signore, soltanto Tu hai fatto tutto questo, noi invece, da soli, non siamo stati che dei servitori pigri ed inetti!’”.

6. Se voi allora, ben consci in voi stessi di tale verità, direte così, la Forza di Dio verrà in vostro aiuto e vi avvierà verso la perfezione; ma se in piena coscienza non ammettete questo in voi stessi, ed innalzate invece soltanto voi stessi sull'altare della gloria ritenendovi forti da voi stessi, allora la Forza di Dio non vi verrà in aiuto, ma lascerà a voi soli il compito estremamente faticoso del perfezionamento della vita, e poi si vedrà ben presto fino a quale punto si dimostreranno sufficienti le vostre proprie forze. Perciò anche vi dissi che senza di Me non potete fare niente di meritorio e che sia atto a raggiungere lo scopo finale! Ma se Io non vi trattengo proprio nulla di quanto è incessantemente necessario al conseguimento della Vita vera, liberissima e pienamente indipendente della vostra anima, perché vi adirate a causa di questa Mia sollecita e saggia fatica a

vostro vantaggio?» 



04/06/2016
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