Le conseguenze dell’umiltà e della superbia nell’aldilà
Il Cristo spiega
Le conseguenze dell’umiltà e della superbia nell’aldilà
4 / G.E. G. / 82, 83, 91, 95, 96
1. (Il Signore:) «Ed ora passeremo ancora ad un altro campo della vita, di straordinaria importanza, sul quale si può poi giungere perfettamente alla completa rinascita dello spirito nella propria anima, ciò che appunto costituisce il trionfo più legittimo e la meta finale suprema della vita. Questo campo è la più evidente antitesi dell'orgoglio e della superbia, e si chiama umiltà.
2. In ciascuna anima dimora ugualmente un sentimento di elevatezza e di ambizione, il quale alla minima occasione si infiamma fin troppo facilmente, esplodendo in una passione d'ira che distrugge tutto, e che non si lascia mitigare e tanto meno estinguere del tutto finché non abbia consumato le vittime che l'hanno offeso. In seguito a quest'orrenda passione, però, si produce nell'anima un tale scompiglio e l'anima stessa diviene tanto materiale da risultare molto, ma molto meno idonea per il perfezionamento spirituale interiore, di quanto lo sia la sabbia del grande deserto d'Africa a spegnere la sete !
3. Per la passione della miserabile superbia, l'anima stessa si riduce infine ad una sabbia rovente sulla quale non può prosperare nemmeno la più meschina pianta di muschio, per non parlare poi di una qualche altra pianta più ricca di succhi e più benedetta; ebbene, questo è lo stato dell'anima di un superbo! Il suo fuoco selvaggio inaridisce, brucia e distrugge fino alla radice tutto ciò che vi è di nobile, di buono e di vero nella vita, e mille volte migliaia di anni trascorreranno prima che il deserto dell'Africa si tramuti in una campagna dilettevole, fertile e benedetta! Molte volte ancora il mare dovrà riversarvi sopra tutti i suoi flutti!
4. Considera un po’ un re superbo, il quale sia stato offeso dai suoi vicini per un futile motivo qualsiasi. In seguito a questo la sua anima si accende di una fiamma che diventa sempre più furiosa; dai suoi occhi sprizza già il fuoco terribile dell'ira, e la soluzione irrevocabile è questa: “La più tremenda vendetta sia fatta contro il perfido offensore!”. La ben nota e tristissima conseguenza di tutto ciò è una guerra devastatrice, nella quale centinaia di migliaia di uomini devono farsi dilaniare nella maniera più orribile per il loro re superbo e prepotente. Con grande compiacenza allora il re, ardente d'ira, contempla dal suo padiglione lo spettacolo della carneficina e della strage furibonda, e premia superbamente con oro e con gemme ogni furioso guerriero che ha potuto causare alla parte avversaria un qualche danno più grande e più rilevante!
5. Ma quando anche un tale re sia già riuscito a depredare con la sua forza preponderante quasi completamente il suo offensore, ciò è ancora ben lontano dal bastargli! Egli vuole ancora vederlo martoriare in sua presenza nel più crudele dei modi! Né preghiere né suppliche valgono a farlo desistere! E quando infine l'offensore è spirato dinanzi agli occhi del superbo re fra i più orribili tormenti, il suo corpo viene poi, oltre a ciò, gettato in pasto ai corvi fra le più tremende maledizioni, e mai il pentimento ha accesso nel cuore di diamante di un simile re, anzi vi rimane invece l'ira ovvero il rovente deserto d'Africa che continua ad essere apportatore di morte spaventosa a chiunque mai osasse fare a meno di rendere onore supremo perfino al luogo dove il superbo sovrano ha posato il piede.
6. Anche un tale re ha certamente ancora un'anima; ma quale ne è l'aspetto? Io te lo dico: “Peggiore di quanto l'abbia il luogo più rovente del grande deserto di sabbia africano”. Credi forse che un'anima simile possa essere mai convertita in un frutteto dei Cieli di Dio? Ascolta: mille volte produrrà il deserto d'Africa i più deliziosi datteri e fichi ed uve prima che una tale anima produca una goccia, anche minimissima, dell’amore celeste!
7. Guardatevi perciò innanzitutto dalla superbia, poiché nulla al mondo distrugge l'anima più della superbia e dell'orgoglio continuamente sbuffante d'ira. Una perpetua sete di vendetta è la sua accompagnatrice costante, precisamente così come la sete di pioggia inestinguibile è la compagna perenne del grande e cocente deserto sabbioso dell'Africa, ed ogni animale che vi pone il piede viene colpito dallo stesso flagello, come succede alla servitù del superbo che finisce col diventare essa stessa quanto mai superba ed anche assetata di vendetta! Infatti colui che è al servizio di un superbo deve diventare infine superbo egli stesso; altrimenti come potrebbe servirlo?».
Educazione all’umiltà
1. (Il Signore:) «Come può dunque un uomo preservarsi da questa pessima fra le passioni, dato che in ciascuna anima si trova innato il germe, il quale spesso già nei fanciulli raggiunge un grado considerevole di sviluppo? Ciò non è possibile che mediante l'umiltà! 2. E infatti lo scopo per cui la povertà su questa Terra è così preponderantemente grande rispetto all'agiatezza degli uomini è appunto quello di tenere la superbia continuamente e fortemente a freno! Prova a porre una corona regale sul capo di uno fra i più miseri mendicanti, e ben presto ti persuaderai come la sua umiltà e pazienza che aveva prima saranno svanite con una velocità maggiore di quella del fulmine! Per questo motivo è cosa molto opportuna che vi siano pochissimi re e moltissimi umili mendicanti.
3. Ciascuna anima possiede un sentimento di elevatezza che è innato in lei, perché proveniente da Dio di cui essa è l'idea e la volontà, la cui esistenza si può constatare facilmente nel pudore dei fanciulli.
4. Il sentimento di vergogna e di pudore nei fanciulli è una sensazione dell'anima quando questa comincia ad essere conscia di se stessa, ed è un mezzo attraverso cui viene reso tacitamente manifesto il malcontento che essa prova nel vedersi - quale entità spirituale - rivestita di carne ingombrante e pesante, dalla quale non può liberarsi senza dolore. Quanto più delicato e sensibile è il corpo di una qualsiasi anima, tanto più forte sarà in lei il sentimento del pudore. Ora, se un vero educatore dei fanciulli sa guidare questo sentimento indistruttibile verso la vera umiltà, egli, traendolo da questo sentimento, procura al fanciullo uno spirito custode, e lo pone sul sentiero seguendo il quale egli può facilmente pervenire ad un sollecito perfezionamento spirituale. Ma basta una minima deviazione da questa direttiva per far sì che tale sentimento innato inclini presto verso la superbia e l'orgoglio.
5. Già il far deviare il sentimento del pudore verso la cosiddetta ambizione infantile è cosa molto errata, poiché in tal modo il fanciullo inizia subito a considerarsi superiore ad un altro. Egli si offende e si addolora facilmente, ed a ogni lieve contrarietà comincia a piangere amaramente; con questo pianto egli fa vedere, in modo molto chiaro e preciso, di essere stato ferito da qualcuno nel suo sentimento di elevatezza.
6. Se allora dei genitori deboli e di vedute cortissime cercano di calmare il fanciullo offeso chiamando a renderne conto e punendo l'offensore, sia pure soltanto in apparenza, essi hanno già posto nel fanciullo il primo germe per il soddisfacimento della sete di vendetta. E se i genitori continuano nella stessa maniera a darle tutte vinte al loro figlio, allora finiscono non di rado con l'allevare un demonio per se stessi e per molti altri, mentre quando i genitori inculcano saviamente per tempo nel fanciullo l'idea del maggior valore degli altri uomini e degli altri fanciulli in suo confronto, indirizzando così il sentimento del pudore in lui ad una vera umiltà, allora dei loro figli essi ne fanno tanti angeli che più tardi serviranno agli altri da veri modelli della vita e li ristoreranno con la loro dolcezza e pazienza, risplendendo come bellissime stelle nella notte della vita terrena!
7. Siccome però i fanciulli soltanto di rado ricevono una simile educazione grazie alla quale il loro spirito può venire destato nella loro anima, allora accade che l'uomo, una volta adulto e una volta che ha raggiunto il puro riconoscimento, deve badare anzitutto ad applicarsi con tutte le sue forze all'esercizio della vera e giusta umiltà. Se prima non ha estinto in sé fino all'ultimo barlume di un sentimento di superbia, egli non potrà mai raggiungere, né qui né nell'Aldilà, la perfezione completa della vita celeste spirituale-pura.
8. Chi vuole sperimentare su se stesso se abbia o no raggiunto il grado della perfetta umiltà, allora domandi al suo cuore se è ancora suscettibile di venire offeso per un motivo qualsiasi e se sente di poter perdonare facilmente e di tutto cuore al suo più acerbo offensore e persecutore, e se riesce a fare del bene a coloro che gli hanno fatto del male, e se ogni tanto egli non prova la brama di onori o glorie mondane, e se non gli rincresce di sentirsi perfino il minimo fra i minimi per poter servire ognuno in ogni cosa! Ebbene, colui che è capace di tutto ciò senza tristezza né malinconia, costui è già su questa Terra un abitante dei supremi Cieli di Dio, e rimarrà tale nell'eternità! Infatti, mediante una tale vera umiltà non soltanto l'anima diviene perfettamente una sola cosa col proprio spirito, ma anche il corpo in grandissima parte riesce a fare lo stesso!
9. Perciò un uomo simile non sentirà né assaporerà mai la morte del corpo, perché l'intera parte corporea eterea, quale parte naturale propriamente vivente, sarà diventata immortale già su questa Terra con l'anima e con il suo spirito.
10. Con la morte fisica viene staccato dall'anima soltanto il simulacro insensibile e inanimato, e ciò non può causare ad un’anima del genere alcuna angoscia e alcun ulteriore dolore, perché tutto ciò che del corpo ha sensibilità e vita emotiva si è totalmente unificato con l'anima già da molto tempo. Un tale uomo, giunto ad un simile grado di perfezione, può anche altrettanto poco avvertire il distacco dal suo corpo ombroso - comunque di per sé sempre insensibile e quindi morto - quanto, ai tempi della vita naturale del proprio corpo, ne risentiva del taglio dei capelli e delle unghie quando esse erano diventate troppo lunghe, oppure della caduta di una scaglia che si staccava ogni tanto dall'epidermide esterna del corpo e che era già insensibile di per se stessa. Infatti ciò che non ha mai avuto una sensibilità nel corpo, non può nemmeno averne quando l'anima si separa dal corpo, perché tutto il sensibile e il vivente del corpo si è già prima unificato interamente con l'anima e forma ormai con questa un solo essere che non verrà mai più diviso da lei.
11. Tu ora hai visto ciò che è la vera umiltà, e tutti gli effetti che essa ha già qui, e così per l'avvenire ti applicherai all'esercizio di tale virtù. Chi farà fedelmente come Io ti ho detto, potrà convincersi da se stesso che queste parole facilmente comprensibili, anche se dette senza sfoggio di eloquenza, non provengono da un uomo, ma da Dio! E chi vive ed opera a seconda di esse, costui procede sul retto sentiero che porta al vero ed intimo perfezionamento spirituale della vita. Ora però dimmi pure se hai compreso tutto ciò pienamente e chiaramente!».
La continuazione della educazione delle povere anime nell'Aldilà
1. (Il Signore:) «Se dunque, secondo questo principio immutabile e più che necessario per l'essere e per la vita, una cosiddetta anima povera e nuda si incontrasse nell'Aldilà immediatamente con uno spirito, come ad esempio il nostro Raffaele, essa verrebbe subito assorbita da lui nello stesso modo come il mare ingoia una singola goccia d'acqua. Perciò è stato disposto da Me, in tutto l'infinito, che una vita piccola, debole e ancora molto nuda e sciocca venga sempre messa nella situazione di trovarsi come isolata a sé e che ad essa si possano avvicinare soltanto quelle potenze vitali che non siano, sotto nessun aspetto, molto più forti della vita esistente singolarmente a sé nel suo isolamento e nella sua nudità.
2. Potenze vitali di questo genere non si possono assorbire reciprocamente perché le singole individualità sono, per quanto riguarda la forza e la consistenza, quasi uguali. Ciononostante esse formano delle unioni fra loro, e tengono anche consiglio dal quale però non può mai risultare qualcosa di molto proficuo, perché la sapienza di ciascuno di tali singoli esseri è quasi perfettamente uguale a quella dell'altro. Immaginatevi una adunanza alla quale prendessero parte soltanto uomini sciocchissimi i quali volessero deliberare qualcosa di molto saggio per realizzarlo poi con forze riunite; cosa mai potrebbe risultare di buono dalle loro deliberazioni e dai loro consigli? Nient’altro che sciocchezze!
3. Noi abbiamo tuttora, su questa Terra e in particolare sulle sue isole, dei popoli che abitano indisturbati le loro isole fino dai tempi di Adamo; essi sono discendenti di Caino, e si trovano oggi ancora allo stesso grado di cultura di 2000 anni fa. Ebbene, perché non hanno fatto il minimo progresso nella loro cultura, anzi piuttosto un regresso, malgrado tutte le loro adunanze? Perché il più
sapiente di loro è più ottuso e più cieco di quanto lo sia in questo paese il più ignorante guardiano di porci. Se dunque già il sapiente non sa nulla, cosa possono sapere poi gli altri che si rivolgono a lui per un consiglio?
4. Qui naturalmente si domanderà e si dirà: “Ma per quale motivo Dio non ha mandato a questi popoli nessun profeta colmo del Suo Spirito?”. Ed eccoci arrivati appunto alla questione principale!
5. In questi popoli dimorano anime ancora troppo immature e nude; una rivelazione superiore le ingoierebbe e le costringerebbe in un giudizio, come in una corazza, dal quale non sarebbe mai più possibile liberarle; la più sublime e pura verità verrebbe trasformata da essi nella più grossolana superstizione, ed in questa si stabilizzerebbero in modo tale che alla fine neppure Io Stesso potrei più
redimerli con nessun mezzo .
6. Perciò è necessario che essi rimangano così come sono ancora per un migliaio d'anni. Solo dopo questo tempo riceveranno la visita di persone deste soltanto nell’intelletto, dalle quali però essi non avranno ancora neppure lontanamente dei veri insegnamenti, ma soltanto qualche esempio un po' atto a risvegliarli. Per conseguenza ogni tanto bisognerà, intensificandole nel tempo, procurare loro delle sorprese di tal genere per il loro risveglio. Quando questo procedimento avrà avuto luogo in questo modo per un paio di secoli, tali popoli nudi verranno vestiti un po' più nel corpo e nell'anima, e solo così risulteranno gradatamente maturi per una rivelazione superiore.
7. Ed appunto in un modo simile, anzi con maggiore fatica, procede nell'Aldilà l'educazione e il perfezionamento vitale di un'anima naturale del tutto nuda; essa deve venire lasciata isolata a sé nella massima assenza di luce finché, spinta dalla propria miseria, non si scuota dal suo letargo ancora più che semimateriale e cominci così a concepire nel suo cuore dei pensieri più determinati di qualsiasi genere.
8. E come i pensieri vanno assumendo un'impronta sempre più marcata e dei contorni sempre più precisi, in una tale anima inizia leggermente ad albeggiare, ed essa viene ad ottenere una base su cui poter posarsi un po’ e anche muoversi progressivamente entro limiti ristretti. Questo muoversi di qua e di là corrisponde al passaggio da un pensiero all'altro e da una sensazione all'altra. Ciò costituisce un atto del cercare, e al cercare deve seguire anche il trovare, poiché altrimenti, se chi cerca restasse troppo a lungo senza trovare nulla, dovrebbe infine indebolirsi in seguito alle sue vane fatiche e quindi ricadere nell'antico letargo.
9. Ma dopo che l'anima, la quale comincia a cercare ansiosamente, trova anche una cosa qualsiasi, ciò le dà nuovo e maggiore impulso ad ulteriori e più zelanti ricerche e investigazioni, e se poi giunge a trovare tracce dell'esistenza del suo simile, allora gli dà la caccia come un segugio e non si ferma prima di aver trovato una minima cosa che testimoni almeno la vicina esistenza di un proprio simile.
10. Grazie a questo cercare sempre più potenziato essa diventa anche più matura, e cerca di saziarsi di tutto quanto può trovare, come per caso, per incrementare l'involucro del proprio corpo animico-sostanziale; qua e là essa trova qualcosa, per quanto ancora molto scarso, per riempirsi lo stomaco e spegnere la sua sete spesso ardente, poiché una volta che in un'anima la bramosia si accentua in seguito al fuoco vitale interiore costantemente crescente, c'è sempre pronto anche un di più per il quale nell'anima si desta qualche bisogno»
Lo scopo del servire
1. (Il Signore:) «Mediante il servire, l'umiltà viene esercitata e promossa nel modo migliore; quanto più modesto appare spesso un servizio, tanto più idoneo esso è per il vero perfezionamento della vita. Però l'umiltà non è altro che un sempre maggiore e più intenso condensarsi della vita in se stessa, mentre l'orgoglio è un allentarsi costante, un disperdersi illimitato da tutte le parti, ed infine uno smarrirsi quasi totale della vita, la qual cosa noi chiameremo la seconda morte ovvero la morte spirituale.
2. Nell'orgoglio ha fine ogni servire, e per conseguenza anche ogni ulteriore sviluppo e perfezionamento della vita. Se il dominare orgoglioso sugli altri fosse stato posto a condizione dello sviluppo della vita, certo da parte Mia sarebbe stato stabilito un ordinamento in base al quale ciascuno avrebbe un qualche diritto illimitato a signoreggiare; però dato che una cosa tale sta invece in opposizione al Mio Ordine eterno, ogni uomo, ed anche angelo, deve adattarsi a servire per trovare infine proprio in questo servire, eternamente capace di estensione, la più grande delizia e la maggiore beatitudine.
3. Senza il servire non c’è effettivamente nessuna vita, né una sua stabile durata, nessuna felicità, né beatitudine, né amore, nessuna sapienza e nessuna gioia della vita, né in questo mondo né nell'altro; e chi si immagina un Cielo pieno di indolenza, di pigrizia e di oziosi godimenti, costui si sbaglia di grosso.
4. Infatti, agli spiriti beatissimi dei supremi Cieli è conferita una forza ed una potenza quasi uguali alla Mia, appunto per poter prestare a Me e a tutti gli uomini già qui, su questo mondo di prova della vita, servizi tanto più massicci. Altrimenti a che cosa servirebbe loro possedere una forza e una potenza addirittura creatrici? Occorre forse forza e sapienza per stare in ozio? Ma se la loro attività e le loro prestazioni sono già per questa Terra di un’importanza per voi indescrivibile, come non deve esserne appunto grande l'importanza per l'intero mondo degli spiriti e conseguentemente per tutto l'infinito?
5. E neppure Io sono venuto a voi per educarvi alla poltroneria e all'ozio, o per addestrarvi soltanto nell'agricoltura, nell'allevamento del bestiame o in alter cose simili, ma per fare di voi degli a bililavoratori per la grande vigna dei Cieli. La Dottrina che Io vi do tende, come prima cosa, a perfezionare con tutta verità voi stessi nella sfera della vostra vita interiore, e secondariamente poi ad offrire a voi, quali esseri perfezionati nella vita, la possibilità di essere già qui e specialmente un giorno nell'Aldilà, nel Mio Regno, dei lavoratori capacissimi e robustissimi!
6. Se il Mio scopo finale non fosse questo, ed Io vi dicessi invece: “Basta che siate attivi qui; nell'Aldilà poi, nel Mio Regno, voi potrete un giorno riposare completamente per tutte l'eternità facendo la vita dei nullafacenti e contemplando a bocca aperta tutte le meraviglie di Dio”, ebbene, se vi dicessi questo dovrei essere Io Stesso più insensato del più insensato fra voi! Oh, sì, voi potrete certo ammirare in eterno la Magnificenza di Dio, mai però senza un'attività, poiché appunto nella vostra attività starà il moltiplicare le meraviglie dei Cieli e il renderle ancora più sublimi e divine!
7. Anzi, Io voglio che d'ora in poi siano i Miei figli a dare completa esecuzione a tutti i Miei pensieri e alle Mie idee, dapprima già qui a vantaggio dell'anima, del cuore e dello spirito dei vostri fratelli e sorelle, e poi nell'Aldilà in tutte le grandi realtà dalla loro più interiore sfera di origine spirituale fino al loro massimo sviluppo materiale esteriore, e da qui nuovamente di ritorno ad una vita spirituale potenziata, perfetta, pura e indipendente. Ed a tale scopo, amici, sarà necessaria un'infinità di tempo, di pazienza e una grande attività, nonché una sapienza ed una forza altrettanto grandi e onnicomprensive!».
Sguardo nei misteri della Creazione
1. (Il Signore:) «Non crediate però che un mondo come è questa piccola Terra possa venire creato dall'oggi al domani, e possa venire popolato da un giorno all'altro! A tale scopo occorre un numero per voi inconcepibile di miriadi di anni terrestri. Che periodo per voi incalcolabile di tempo ci vuole già solo
perché un mondo divenga maturo per la germinazione di un uomo! Quante specie di piante e di animali devono aver concimato il suolo terrestre mediante la loro fermentazione e putrefazione, prima che su di esso e nel putridume del suo mondo vegetale e animale si sia formato quell’“humus” dal quale una prima anima robusta poté formarsi il proprio corpo ed organizzarlo a seconda dell’Ordine divino, in modo che le riuscisse utile e fosse atto all'ulteriore procreazione del proprio simile. E ciò affinché le anime mature e libere - però ancora non incarnate - non dovessero più trovarsi nella necessità di attendere dei secoli per costruirsi un corpo dai vapori, ma potessero produrlo, per via molto più breve, dentro ad un corpo materno già perfettamente costituito e provvisto di tutto l'occorrente!
2. Vedete! Per raggiungere uno scopo simile ci vuole molto tempo e molta sapienza, una grande pazienza ed una forza illimitata. Ora, siccome né voi, né meno ancora Io cesseremo mai di pensare e di concepire idee, così anche l'azione creativa continuerà in eterno, poiché pensare a vuoto non lo posso Io né lo potete voi. Una volta che il pensiero viene sentito o percepito come un “qualcosa”, esso deve anche sussistere sotto una forma. Ma quando sussiste quale forma, allora esso è già anche spiritualmente circoscritto, e ci sta dinanzi come un oggetto idoneo ad accogliere la luce; altrimenti noi non potremmo percepirlo come un “qualcosa” che ha una forma. Finché Io concepirò pensieri e idee fuori da Me, e voi altrettanto fuori da Me, non sarà possibile che l'azione creativa abbia un termine. L'Infinità non soffrirà mai in eterno nessuna mancanza di spazio e a noi non darà mai fastidio la noia dell'inattività.
3. Dove però c'è molto da fare, vi sono pure anche molti compiti, ognuno corrispondente al grado di capacità di coloro ai quali viene assegnato. Chi avrà acquisito molte capacità nel Mio Ordine, costui verrà anche posto a capo di molte cose; chi invece avrà acquisito soltanto pochissime capacità, costui verrà anche preposto a pochissime cose. Ma chi su questa Terra non avrà acquisito niente del tutto, costui nell'Aldilà dovrà certamente languire e brancolare fra le tenebre finché, mediante i propri sforzi e le proprie fatiche sempre liberi e spontanei, non si sarà reso idoneo ad assumere un servizio qualunque sia pure di infimo grado. Se egli adempierà bene questo minimo lavoro, allora gliene verrà poi assegnato uno più importante, ma se compirà malamente anche quello, allora egli subito perderà pure ciò che avrebbe potuto ottenere molto facilmente con le sue capacità sia pure assai piccole.
4. A chi ha, a costui verrà dato ancora di più, affinché ne sovrabbondi; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che già aveva prima, e di nuovo notte, tenebre, miseria e tribolazioni di ogni specie saranno la sua sorte, finché egli non si adatterà a ridiventare attivo anzitutto in se stesso, per poter poi riacquistare una qualche capacità ad un ulteriore servizio.
5. Per conseguenza siate voi tutti già qui diligenti e pieni di attività, e non lasciatevi abbagliare dai tesori di questo mondo, i quali trapasseranno come l'attuale forma materiale di tutta questa intera Creazione visibile agli occhi della carne, ma accumulate invece tanti più tesori spirituali i quali dureranno per l'eternità. Siate amministratori saggi e prudenti nella casa del vostro cuore; quanti più tesori spirituali raccoglierete mediante ogni genere di buone opere, tanto meglio vi troverete nell'altra vita. Ma chi qui lesinerà e speculerà in questo campo, costui un giorno dovrà ascrivere soltanto a se stesso se nell'Aldilà troverà le dispense del proprio cuore quasi del tutto vuote.
6. Su questa Terra è facile raccogliere, perché tutto quello che qui qualcuno fa di buon volere e per amore di Dio e del prossimo, viene accettato come oro schietto e purissimo; nell'Aldilà invece egli dovrà procacciarsi e pagare tutto solamente con l'oro purissimo della più intima e propria attività, svolta da sé ed in se stesso! E questo, amici Miei, riesce un po' difficile in quel Regno dove non vi sono miniere d'oro e d'argento esteriori.
7. Qui voi potete convertire il più volgare fango della strada in oro, ed ottenere con esso il Cielo, qualora il vostro cuore sia presente in tutta verità durante il vostro tentativo di ottenere il Cielo; nell'Aldilà invece voi potrete appena produrre in voi stessi il prezioso dal preziosissimo, e tuttavia questo sarà ancora più difficile che convertire in oro i ciottoli più comuni qui in questa Terra. Chi mediante le opere nobili e buone si è già qui procurato dell'oro in grande quantità, a costui l’oro non mancherà nell'Aldilà, poiché un granellino di questo metallo spiritualmente nobile si trasformerà nell'altra vita in una pepita grande come un mondo, e questo vuole dire già una bella provvista».
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